Cosa ci insegna la penalizzazione di Google a Forbes?

Nel mondo della SEO si discute animatamente di una penalizzazione inflitta da Google a Forbes Advisor, una piattaforma affiliata al celebre marchio Forbes. Questa azione avrebbe colpito significativamente il posizionamento del sito nei risultati di ricerca, non dimezzandone ancora il traffico ma dandogli un bel segnale che Google stava iniziando a far rispettare il suo Aggiornamento delle norme relative all’abuso della reputazione del sito e non avrebbe graziato nessuno, tantomeno un portale come Forbes che ha queste metriche.

metriche seo di forbes

Forbes Advisor e la gestione della SEO

Facciamo un riepilogo per avere più chiara la situazione, Forbes Advisor opera sotto Forbes Marketplace, un’entità nata nel 2020 con l’obiettivo di curare l’attività SEO di affiliazione di Forbes. Ma come? Anche Forbes fa affiliazione? Ma non lo fanno solamente i piccoli blog che hanno bisogno di spicci?

Svegliatevi.

Comunque secondo l’esperto Lars Lofgren, il sito avrebbe sfruttato la reputazione del brand Forbes per ottenere un posizionamento dominante, spesso a scapito di fonti più autorevoli.

Lofgren, in più post su X ha definito Forbes Advisor un vero “parassita” della SEO, accusandolo di manipolare gli algoritmi di ricerca per una crescita rapida facendo appunto gioco della SEO Parasite. In

In poche parole, godendo della credibilità associata al marchio Forbes, il sito avrebbe scalato le classifiche compromettendo la qualità dei risultati di ricerca per monetizzare con le affiliazioni.

calo di traffico di forbes

Conseguenza? Forbes ha iniziato a perdere molto traffico.

La penalità di Google

L’ipotesi di una penalizzazione è emersa in seguito al drastico calo di traffico registrato da Forbes Advisor, come segnalato dal consulente SEO Glenn Gabe. La coincidenza temporale con le critiche di Lofgren ha portato a pensare che Google abbia adottato misure manuali per intervenire sulle presunte violazioni.

Come spiegato da Danny Sullivan, Search Liaison di Google, le sanzioni per abuso della reputazione non vengono applicate tramite algoritmi automatici, ma attraverso interventi manuali, esatto quell’apposita sezione che troviamo nella Search Console di Google.

azioni manuali sulla search console di google

Ovviamente sappiamo tutti che Google attribuisce grande importanza alla reputazione dei siti per determinare il loro posizionamento e questo, devo dire anche a discapito dei piccoli siti che hanno difficoltà a farsi notare nel web. Il marchio riconosciuto e affidabile ha sempre avuto maggiore visibilità e chi fa un uso scorretto di questa autorità rischia di sfociare in penalizzazioni.

Personalmente ho sempre trovato questa scelta per posizionare i siti poco democratica perché si da poco spazio di crescita se non si ha molto tempo a disposizione o soprattutto molti fondi da investire rendendo il web poco libero (il vero motivo per cui era nato, e qui faccio uscire il nostalgico cyber punk che è in me) ma un luogo dove i potenti vincono quasi sempre.

La vicenda di Forbes Advisor sottolinea il sottile confine tra una strategia SEO legittima e pratiche manipolative che possono compromettere la fiducia nell’ecosistema di ricerca.

Cambiamenti nel panorama SEO

Lo abbiamo visto in questi anni come Google sia diventato poco democratico e come possa decidere le sorti di un sito in una manciata di giorni, mandando a casa molte persone che ci lavorano, senza alzare troppi polveroni.

La penalizzazione di Forbes Advisor arriva in un periodo di trasformazione per la SEO dove gli esperti si domandano quale sia la strada corretta da seguire..

calo forbes

A questo punto vorrei agganciarmi a Francesco Margherita, autore del libro SEO Gardening e al suo ultimo articolo su FlameNetwork dove si pone la domanda che più mi affligge da qualche mese “meglio un uovo oggi o una gallina domani”.

Il punto è che secondo me bisogna fare una scelta sin dall’inizio di quale sarà la strada da seguire, perché possiamo obiettare tranquillamente tutti insieme dell’importanza di una SEO etica e di un percorso onesto e naturale da seguire. L’importanza di fare una campagna di link building a mestiere senza comprare link a pochi euro per posizionare qualche articolo e soprattutto quella di non utilizzare tecniche black hat per fare spinning o scraping con domini droppati.

Gli aggiornamenti principali di Google puntano sempre di più su contenuti autentici e di valore, penalizzando le tattiche manipolative, questo è quello che ha ripetuto Google più volte negli ultimi giorni, ma abbiamo anche visto il contrario. Ovvero siti che sono esplosi in maniera clamorosa, siti scaduti che hanno conquistato discover e ovviamente monetizzato nel breve termine.

Alla fine questi non sono casi di successo? Sicuramente verranno penalizzati in futuro, il caso di Desiremarketing che ho portato alla luce già sta iniziando a perdere un po’ di colpi in realtà, ma sono stracerto che ha goduto del boost di traffico arrivato in così poco tempo.

calo traffico desiremarketing

In un mese arrivi ad un 80k di traffico, sicuramente hai trovato per monetizzare quegli utenti.

Poi verrai penalizzato, ma per il momento, magari per 2-3 mesi hai monetizzato.

Il punto è che secondo me quando punti a queste strategie “black” per conquistare rapidamente il mercato, devi avere la consapevolezza che non stai più scegliendo se prendere l’uovo oggi o la gallina domani, ma devi avere la coscienza che appena hai la possibilità di monetizzare devi essere bravo nell’ottimizzare il più possibile e sfruttare al massimo l’occasione.

Non c’è etica in questo momento, è il percorso che si inizia a seguire dall’inizio, ovvero non quello di portare valore sul web o di creare un qualcosa di duraturo, ma di monetizzare.

Conviene più l’uovo o la gallina?

Lo si è sempre fatto, dai siti one-page per promuovere dubbi prodotti in affiliazione ai siti redazionali che spingevano i prodotti che pagavano di più in affiliazione. La differenza stava nel fatto che prima Google si accorgeva tardi dei tuoi comportamenti e qualche volta chiudeva anche un occhio, adesso il caso di Forbes ci insegna che spingersi troppo oltre possa portare a conseguenze gravi, come quella di chiudere baracca e burattini.

Se già sai che probabilmente in un futuro hai una possibilità che il tuo sito non esista più, e sai già che lo scopo principale del tuo sito/attività non è proprio così etico, perché non sfruttare quei pochi momenti di gloria visto che ora con l’aiuto di chatgpt e company si possono creare centinaia di opportunità di monetizzare nel breve termine?

Per arrivare ad una conclusione, la penalizzazione di Forbes ci insegna che siamo “tutti uguali di fronte a Google”, ma vorrei aggiungere anche che Forbes in quei mesi ha alzato un bel gruzzoletto.

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